I segnali convergono: le armi chimiche
siriane - oltre mille tonnellate di sostanze tossiche utili per
fabbricare fra l'altro i gas nervini - dovrebbero arrivare a giorni nel
porto di Gioia Tauro, dove verranno spostate dalla nave da carico Ark
Futura alla nave laboratorio statunitense Cape Ray (foto). Quest'ultima a
sua volta le porterà al largo di Creta e le tratterà per renderle
successivamente smaltibili.
Gioia Tauro ha più volte - ed invano - protestato per essere stata
scelta come sede del trasbordo delle armi chimiche siriane: fra l'altro i
vigili del fuoco non hanno neanche l'attrezzatura per intervenire in
caso di incidente.
L'anno scorso, in seguito ad un accordo fra Usa e Russia, il Governo
siriano ha accettato di porre il suo arsenale chimico sotto il controllo
della comunità internazionale. Obiettivo: smantellare tutto entro la
fine di questo mese di giugno. Piano d'azione: imbarcare il materiale su
una nave da carico in un porto siriano e poi trasferirlo sulla nave
laboratorio Cape Ray. Serviva un porto per il trasbordo: ed il Governo
italiano ha messo a disposizione quello di Gioia Tauro.
Il trasbordo delle armi chimiche siriane a Gioia Tauro era atteso prima a
febbraio e poi a maggio, ma è stato rinviato perchè il Governo siriano
non controlla l'intero territorio nazionale e non riesce a garantire
l'arrivo dell'ultima "rata" di sostanze tossiche a Damasco e poi al
porto di Latakia, dove è in attesa la nave da carico Ark Futura.
L'arsenale chimico siriano ammonta a 1300 tonnellate di sostanze; manca
ancora all'appello il 7,2%.
Che fare, continuare ad aspettare o cominciare a trattare subito il grosso dell'arsenale siriano?
Due notizie della stampa internazionale inducono a propendere per
quest'ultima ipotesi, e quindi per l'imminente trasbordo a Gioia Tauro.
La prima notizia è stata diffusa dalla testata cretese Ekriti: è in
greco, la traduzione mi è arrivata attraverso Luigi Quintavalle. In
sostanza: si era sempre detto che la distruzione delle armi chimiche
siriane sarebbe avvenuta solo quando fosse stato possibile portarle
tutte a bordo della nave laboratorio statunitense Cape Ray; negli ultimi
giorni russi e statunitensi stanno accordandosi per iniziare
immediatamente.
La seconda notizia viene dalla testata tedesca Marine (devo la
traduzione a Valentina Fazio): siccome è passato più di un mese
dall'ultimo arrivo di armi chimiche siriane, si sta valutando l'ipotesi
di rimandare il trasporto delle 100 tonnellate ancora mancanti. Al 31
maggio comunque la nave laboratorio Cape Ray risultava ancora un acque
spagnole.
Come ha messo in evidenza già da mesi il Fatto Quotidiano, i portuali di
Gioia Tauro hanno paura del trasbordo ("Qui non è mai passata roba così
pericolosa") e si sentono esposti ad eventuali incidenti, dato che il
più vicino ospedale attrezzato si trova a 60 chilometri di distanza.
Inoltre se qualcosa andasse storto i vigili del fuoco non sarebbero in
grado di intervenire adeguatamente perchè la loro attrezzatura
protettiva contro sostanze chimiche (ma anche nucleari e
batteriologiche) è stoccata in un magazzino, non è stata sottoposta a
manutenzione ed i materiali sono scaduti.
Dopo il trasbordo a Gioia Tauro, la nave laboratorio Cape Ray tratterà
mediante idrolisi le armi chimiche siriane in acque internazionali al
largo di Creta, così da ottenere sostanze tali da poter essere
ulteriormente rielaborate e neutralizzate a terra. In mare sarebbe
tuttavia più arduo intervenire in caso di incidente.
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