L’antico druidismo e la vibrazione primordiale creatrice
dell’Universo. La fisica moderna e la teoria delle “stringhe vibranti”
all’origine della materia. Le proprietà creative della Nah-sinnar, l’antica
musica dello sciamanesimo druidico.
La Natura è fonte di innumerevoli forme di suono che portano
il loro messaggio all’attenzione dell’individuo. Suoni che divengono musicali
nel soffio prolungato e melodico del vento o nel ritmo del battito del cuore.
Suoni che sono in grado di sollecitare il profondo della psiche di ogni
individuo producendo una varia gamma di sensazioni emotive, di intuizioni
poetiche e di visioni oniriche.
Per l’antico sciamanesimo druidico la musica rappresentava
una qualità della Natura che si manifestava in maniera invisibile, ma che
tuttavia stimolava un potere creativo sull’individuo. Un potere che secondo i
druidi non agiva solo sulla mente degli individui, ma poteva addirittura aver
agito, all’inizio dei tempi, anche nei confronti di tutto quanto esisteva,
dalle foreste al cielo stellato.
Gli sciamani ritenevano infatti che la Natura manifestasse
attraverso la musica un profondo e segreto messaggio che poteva portare alla
conoscenza dell’origine e della natura reale dell’Universo.
Un messaggio che rivelava come la musica rappresentasse
anche un evento più profondo, che si identificava con la vibrazione primordiale
che aveva dato vita all’universo e costituiva il cuore pulsante e vitale di
ogni cosa.
L’esperienza vibrazionale del fenomeno ondulatorio era ben
conosciuta dagli antichi sciamani e ritenuta, insieme alla matematica, un
fenomeno di base per tutte le cose esistenti ...
Secondo la cosmologia dell’antico druidismo europeo,
l’universo avrebbe avuto origine da un Suono primordiale, quale riflesso di una
Causa prima, che nella sua espansione sotto forma di una vibrazione ondulatoria
avrebbe creato tutte le cose esistenti
Gli sciamani avevano osservato e studiato il fenomeno della
vibrazione delle corde degli strumenti e della propagazione ondulatoria del
suono che essi producevano. Un fenomeno apparentemente immateriale, come
credevano fosse l’aspetto reale dell’universo, ma in grado di raggiungere
l’attenzione degli individui e risultare soggettivamente concreto.
Avevano osservato come le onde prodotte da un oggetto
lanciato in uno stagno si allargavano da un centro formando un cerchio e,
sebbene fossero di natura inconsistente, coinvolgevano gli oggetti che vi
galleggiavano. Avevano altresì osservato come i terremoti producessero fenomeni
ondulatori che si propagavano da un epicentro per procedere in cerchio come le
onde di uno stagno.
Il dio egizio Thot. Secondo l’esoterismo dell’antico Egitto
l’universo avrebbe avuto origine dal suono primordiale che Thot emise
all’inizio dei tempi
L’antico sciamanesimo druidico aveva quindi interpretato il
fenomeno del suono per spiegare la struttura più intima dell’universo,
determinandone la nascita attraverso l’archetipo ondulatorio, e dando vita alla
formazione della materia.
La tradizione druidica riporta che all’origine dell’universo
si era manifestata una condizione di esistenza definita con il termine “Baktà”.
Un campo energetico con una sua potenzialità creativa.
All’inizio, secondo gli antichi testi, il Baktà primordiale
si richiuse su se stesso divenendo incandescente e piccolo quanto non avrebbe
potuto essere altrimenti. Il nuovo stato in cui il campo energetico si era
trasformato produsse al suo interno una “insofferenza” di cui si liberò con una
immane eruzione energetica. Evento che produsse un fenomeno ondulatorio di
colossale potenza, che si propagò in tutte le direzioni, creando l’esistenza.
Praticamente una descrizione ante-litteram del Big bang
ipotizzato dagli astrofisici moderni.
Nella violenza del rilascio energetico si erano formati
vortici di “baktà secondario”, differenti dalla natura posseduta da quello
primordiale, che raffreddandosi portavano a creare una varietà di istanze
energetiche di ogni genere da cui sarebbe sorta poi la materia.
La composizione della materia secondo la fisica moderna: 1)
lo stato della materia come appare a livello del piano umano; 2) la struttura
molecolare della materia costituita dal legame di più atomi; 3) l’atomo nella
sua rappresentazione schematica, formato da un nucleo centrale costituito da
protoni e neutroni e da uno sciame orbitante esterno di elettroni; 4) la
posizione orbitale di un elettrone; 5) i quark, le particelle basilari che
costituiscono gli elementi dell’atomo; 6) le stringhe, corde vibranti di
energia che costituiscono i quark
Per l’antico sciamanesimo druidico che era giunto a questa
teoria cosmologica, la mente umana poteva avere difficoltà a immaginare un
simile processo cosmologico, ma poteva benissimo rappresentarlo attraverso
l’esperienza umana dell’archetipo ondulatorio del suono.
Gli antichi sciamani colsero quindi l’esempio dell’individuo
che incamera l’aria con il suo respiro e la emette dalla bocca con la
modulazione della voce. Il processo cosmologico che aveva dato origine
all’universo poteva essere quindi compreso con l’esempio dell’atto
dell’inspirazione che portava a trattenere in sé, concentrandola, tutta
l’energia dell’aria per poi emetterla attraverso un urlo possente le cui
vibrazioni sonore giungevano a mostrare valori di un preciso significato
concettuale.
Gli antichi sciamani descrissero così la nascita
dell’universo, attraverso l’azione di una essenza plasmatica che, dopo essersi
concentrata su se stessa, si era liberata violentemente, come un urlo umano,
producendo un flusso ondulatorio a tutto campo che espandendosi, intersecandosi
con altri vortici e anche nella sua frammentazione, creava le basi della
materia.
Seguendo la logica espressa dalla simbologia del respiro
umano, gli antichi druidi nella loro cosmologia ritennero quindi che l’universo
era costituito da una vibrazione cosmica nata da un Suono primordiale, generato
da una Causa Prima. Un ente posto al di là della possibile immaginazione umana,
che rappresentava un Mistero esaustivo a se stesso, immanente a tutto
l’esistente.
L’intero universo e ogni forma di vita non erano altro che
l’effetto del Suono primordiale che si esprimeva nella sua vibrazione cosmica.
Il Suono primordiale manteneva il timbro musicale nella sua vibrazione,
inafferrabile rispetto alla capacità percettiva ordinaria dell’individuo, ma in
grado di edificare i mondi e l’uomo stesso.
Il Suono primordiale aveva dato vita a tutto quanto esisteva
a mezzo di una vibrazione che si era estesa nell’infinito, come una corda
vibrante crea le note e le melodie e le espande nello spazio sino ad essere rilevate
dagli individui che le ascoltano. Una vibrazione cosmica globale divenuta
percepibile dall’individuo come le note di una melodia, attraverso le forme che
essa aveva creato, dall’immensità dei fenomeni della Natura sino allo stesso
individuo.
Secondo l’antico sciamanesimo druidico, parte del Baktà
nella sua manifestazione vibratoria aveva preso forma nella materia e
nell’uomo, dando vita alle leggi e al cronotopo dello spazio-tempo. Tuttavia la
matrice fondamentale che costituiva l’essenza del campo energetico del Baktà
continuava a esistere e costituiva la base vibrazionale dell’universo.
Secondo questa concezione cosmologica tutto risultava
esistente nella vibrazione primordiale. Non esisteva differenza tra l’individuo
e il resto di quanto esisteva in natura. Tutto era legato a questa stessa
matrice vibrazionale e quindi rispettivamente comunicante nello stesso stato
fenomenico. Non esisteva neppure la distinzione di passato, presente e futuro,
ma solo un eterno presente accessibile allo stato di coscienza superiore
dell’Io che riusciva ad uscire dalla soggettività proposta dai suoi sensi.
Tutto si rivelava come una identica cosa che aveva avuto origine dal Suono
primordiale, esistente sulla base del perdurare della sua vibrazione nel cosmo.
E qui possiamo prendere in considerazione le moderne teorie
della fisica quantistica che sembrano supportare la concezione cosmologica
dell’antico sciamanesimo druidico.
Esse propongono infatti l’esistenza del fenomeno
dell’entanglement che prevede che tutto l’universo non sia altro che un “campo
quantico” dove tutti i fenomeni coesistono istantaneamente e sono correlati, in
maniera altrettanto istantanea, tra di loro. Non ci sarebbe alcuno scambio di
informazioni tra gli oggetti, ma sussisterebbe l’informazione per se stessa,
totale e immediata.
È un classico la prova eseguita su una coppia di fotoni che,
dopo essere stati lanciati ciascuno in direzione opposta dell’altro, mostravano
egualmente, sebbene a distanza, le stesse condizioni fenomeniche a cui uno dei
due veniva sottoposto in sede di laboratorio.
I miti cosmologici del Suono primordiale
Sul principio del fenomeno vibrazionale esistono vari miti
cosmologici, di popoli lontani tra di loro, che legano il concetto del Suono
primordiale alla creazione dell’universo.
Uno di questi è quello del mito druidico del Drago
ancestrale. Il druidismo portava a concepire la creazione dell’universo
attribuendola alla figura simbolica di un Drago di fuoco, apparso
all’improvviso da una voragine che si era aperta sull’abisso primordiale.
Il mito narra che per prima cosa il Drago, identificabile
nella moderna teoria del Big bang, si rannicchiò su se stesso chiudendosi come
l’uovo generatore per poi alzarsi in piedi e stendersi in tutta la sua altezza
aprendo le braccia, che diventarono gigantesche e possenti ali, dispiegandole
in tutta la loro estensione. A questo punto il Drago lanciò il suo possente
urlo verso il grande vuoto che lo circondava, tanto forte da risvegliare la
vita che esso nascondeva. Il suo urlo rappresentava il primo suono della
Natura. La vibrazione archetipale che avrebbe creato le forme e gli esseri
umani.
Il Suono quindi era inteso come il riflesso della Causa
Prima che si esprimeva come la vibrazione che scuoteva l’esistere dall’inizio
dei tempi portandolo allo stato di consapevolezza.
La leggenda druidica riporta anche che il Drago portò le
braccia sui fianchi sollevandole sino a serrare le mani sul petto per trovare
tutta la forza di cui poteva disporre, e accennò al suo primo passo di danza.
Una citazione che unisce indelebilmente il Drago primordiale alla danza sacra
della Kemò-vad, la “danza nel vento”, altro simbolo della modalità
partecipativa dell’individuo all’immaterialità dell’esistenza. Lo Shan degli
antichi druidi.
Un esempio del concetto di onda, qui riferita ai fenomeni
dell’elettromagnetismo. Tutti i fenomeni ondulatori si comportano con le stesse
caratteristiche descrittive
Un’altra tradizione relativa al potere vibrazionale del
suono è quella degli Aborigeni australiani, che riprende l’evento del Suono
primordiale attraverso il mito del “rombo sonoro”, conosciuto con il termine
anglosassone di “bullroarer”.
Nell’esoterismo aborigeno del “Tempo del Sogno”, il
Dreamtime, corpus mitologico della cultura aborigena, viene detto che dal suono
del rombo primordiale scaturì tutta la vita dell’universo. Dal suo suono
stridulo e sibilante,come un suono metallico, si sviluppò un processo evolutivo
in sillabe sonore e note musicali ben determinate. Le prime materializzazioni
di questi suoni furono gli astri e le costellazioni zodiacali, e poi vennero
gli uomini.
Il rombo sonoro viene prodotto, durante gli incontri
rituali, da una tavoletta fatta ruotare dai partecipanti appesa a una
cordicella. Il suono che ne esce, propriamente quello di un suono continuo,
viene ritenuto come la voce degli Dei che hanno creato l’universo.
Ancora un altro mito, appartenente alla tradizione
dell’antico Egitto, fa eco al simbolismo del Suono primordiale del Drago dei
Nativi europei attraverso il mito del dio Thot.
Questo dio, che mostra per la sua figura iniziatrice della
cultura dell’Egitto un forte paragone con il mito di Fetonte dei Nativi
europei, è una figura particolare per l’importanza che le viene attribuita. Lo
si trova menzionato dalla cosmologia egizia già al momento in cui avviene la
creazione del mondo, ma lo si ritrova anche a posteriori, all’epoca della
storia umana, quando egli insegna le scienze, le arti e la scrittura basata su
un alfabeto di ventidue lettere con cui lascia all’umanità tutto il suo sapere.
A lui è attribuito, ancora come per Fetonte, il Gran Libro della Natura,
costituito da ventidue lamine simboliche identificate nel suo alfabeto e oggi
nelle lamine del gioco dei Tarocchi, che avrebbe lasciato all’umanità prima del
suo congedo dall’Egitto.
La leggenda vuole che Thot abbia donato agli antichi egizi
anche la musica alla quale verrà attribuito un ruolo molto importante sia nei
riti che nella definizione cosmologica dell’universo.
Gli egizi si riferivano infatti al Suono rappresentato dal
grido cosmico che il dio Thot aveva scagliato nel nulla all’inizio dei tempi
per dare origine al tutto. A seguito del suo grido, o della sua risata
articolata su sette note musicali crescenti, sarebbero nate varie realtà
divinizzate come la Terra, il destino, il giorno, la notte e così via.
Come ultima citazione, fa eco alle narrazioni dei precedenti
miti quanto viene detto dalla Bibbia nel Libro della Genesi nel momento in cui
Dio crea l’universo attraverso il potere del suo “verbo”.
Il fenomeno ondulatorio può essere applicato ai vari
fenomeni dell’universo e all’esperienza umana. La lunghezza dell’onda, ovvero
la distanza tra le creste, caratterizza genericamente i vari elementi della
materia esistente nell’universo: dalle onde radio, alla finestra dei colori
visibili dall’occhio umano, sino alle radiazioni più nocive. Più la lunghezza
dell’onda è ridotta, maggiore è la sua penetrabilità nei corpi e nella materia.
Si stima che all’estrema vibrazione ondulatoria l’onda possa comportarsi come
una particella subatomica. Una stringa vibrante per l’appunto
Infatti la citazione biblica dice esplicitamente: “Disse
Dio, si faccia la luce”. Nuovamente il Suono è rappresentato come facoltà
creativa. La Parola di Dio diviene sostanza, la “vibrazione divina” crea la
vita sulla Terra esattamente come narrano i miti delle altre culture.
Concetto creativo che viene ripreso dall’evangelista
Giovanni che inizia la sua opera dicendo: “In principio era il Verbo, e il
Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio”.
La materia e la teoria delle “stringhe”
La moderna fisica sembra avallare ancora una volta le
conclusioni a cui era giunto l’antico sciamanesimo druidico. Nel lavoro attuato
dai fisici per definire l’architettura dell’universo è stata sviluppata infatti
la cosiddetta “teoria delle stringhe”. Una nuovissima concezione della materia,
che unifica la meccanica quantistica e la teoria della relatività e che va a
supportare la cosmologia vibrazionale degli antichi druidi.
Secondo il paradigma del “Modello standard”, adottato in
larga parte dai fisici per descrivere l’architettura dell’universo, la materia
è composta da varie particelle interpretate come corpuscoli puntiformi
indivisibili, come ad esempio i “quark” che si combinano in vari modi giungendo
a formare protoni, neutroni e l’ampia gamma di particelle e di molecole che
costituiscono l’universo.
La moderna teoria delle stringhe non nega il ruolo
essenziale di queste particelle, ma ritiene che esse non siano puntiformi, ma
risultino costituite da un sottile filamento di energia, centinaia di miliardi
più piccolo di un nucleo atomico. Un filamento di energia che è paragonabile a
una cordicella, come quella di un violino, in continua vibrazione.
Le varie visioni all’interno della teoria delle stringhe, e
di quella denominata delle Superstringhe, prevedono oggetti essenzialmente a
una sola dimensione che possono essere aperti o chiusi e che vibrano in maniera
diversa tra di loro manifestando in tal modo differenti cariche energetiche che
vanno a costituire i vari elementi subatomici più o meno pesanti. Così come una
corda di violino può vibrare in modi diversi producendo differenti note
musicali, anche i filamenti della teoria delle stringhe possono vibrare in più
modi producendo, a seconda dell’intensità del ciclo vibrazionale, particelle
con massa e proprietà diverse tra di loro. Particelle, più o meno pesanti, che
vanno ad arricchire il panorama definito dal “Modello standard”.
L’attività coordinata delle stringhe giunge a creare non
solamente l’entità dello spazio, ma anche quella del tempo. La teoria delle
stringhe allarga i confini immaginabili dell’universo poiché prevede che
debbano esistere ulteriori dimensioni spaziali in cui le stringhe possano
esistere con le loro caratteristiche che portano a concepire fino ventiquattro
dimensioni oltre a quelle che conosciamo.
Ciò che accomuna la visione moderna della Teoria delle
stringhe a quella cosmologica dell’antico sciamanesimo druidico è il fatto che
i filamenti di stringa non costuiscono di per sé un ente materiale. La stringa
è da intendersi come una "unità vibratoria" immateriale che con la
sua vibrazione crea il fenomeno della materia così come la percepiamo. Una
stringa di energia che vibra all’infinito senza smettere mai.
Secondo la cosmologia dell’antico sciamanesimo druidico la
vita dell’universo sarebbe apparsa a seguito dell’urlo immane del drago
primordiale sorto dall’abisso del nulla
Viene facile sovrapporre la teoria delle stringhe con quanto
concepito dalla cosmologia dell’antico sciamanesimo druidico secondo cui esiste
una vibrazione cosmica che si espande per tutto l’universo e che dà vita
all’universo stesso attraverso le increspature ondulatorie, identificabili
nelle stringhe, che danno corpo alle particelle e agli atomi che costituiscono
la materia e lo stesso individuo.
Si potrebbe dire che l’universo sia una grande sinfonia
cosmica in cui le note e il loro abbinamento creano la varietà delle forme, gli
astri e tutte le forme viventi che possono ospitare.
Un’architettura in definitiva determinata da un campo
ondulatorio vibrante assolutamente inconsistente e invisibile, che esiste solo
per i sensi che la rilevano, peraltro anch’essi appartenenti alla stessa logica
del sistema vibrazionale.
Il Suono e il potere creativo degli sciamani
L’idea, sostenuta dai miti, del principio del Suono
primordiale come evento che diede origine alla vibrazione, portando alla
creazione delle forme, delle creature e dei fenomeni dell’universo, indusse gli
antichi sciamani a concepire la possibilità di attuare azioni creative basate
sulla musica.
A questo scopo gli antichi sciamani idearono la Nah-sinnar,
una melodia che riproponeva in schemi matematici i più profondi e nascosti
archetipi della Natura, rivelando di essere in grado di operare sulle cose e
sugli esseri umani.
Gli sciamani, nell’impiego della Nah-sinnar, usavano la voce
e altri strumenti, come il flauto, attraverso i quali esprimere il proprio
“koran”, il potere interiore del respiro che veniva unito alle facoltà creative
della Nah-sinnar.
In tal modo gli antichi sciamani realizzavano azioni
terapeutiche attivando i loro cristalli o comunicando con la loro musica
un’esperienza di armonia propria del Silenzio interiore, in grado di suscitare
benessere e conoscenza.
Sempre attraverso la Nah-sinnar, riuscivano anche a creare
le “kels”, creature mitiche semi-viventi costituite dalla permanenza del suono
vibratorio.
Gli antichi sciamani impiegavano essenzialmente le kels come
propri aiutanti magici al fine di difendersi dalle forze occulte che potevano
aggredirli, ma se ne servivano anche per attuare azioni terapeutiche verso
individui lontani o le utilizzavano come messaggeri nei sogni. Non
disdegnavano, all’occorrenza, di usarle per osservare le mosse dei propri
avversari oppure, come nel caso delle pratiche aborigene ancora oggi in uso,
per neutralizzarli.
Creature artificiali basate sulla proprietà vibrazionale del
suono, realizzate sullo stesso principio menzionato dalla tradizione ebraica
che narra del “Golem”, la creatura fatta con l’argilla e resa viva dalla
“parola di potere” dei Rabbini che a loro volta si rifacevano al potere della
Parola del “verbo divino” che aveva creato il mondo.
www.shan-newspaper.com
Nessun commento:
Posta un commento