mercoledì 21 maggio 2014

Gas, storico accordo tra Russia e Cina

Dopo oltre un decennio di trattative la Russia ha firmato con la Cina un'intesa di lungo termine della durata di 30 anni per fornire 38 miliardi di metri cubi di gas all'anno. E' un accordo non solo storico, ma che cambia gli equilibri mondiali, marginalizzando sopratutto l'Europa. 
La mossa di Putin è strategica. Cercare di spostare l’asse economico verso est per non dipendere più esclusivamente dall’Europa, principale mercato di sbocco del gas siberiano. Per lanciare un messaggio all’Europa dopo i fatti dell'Ucraina, ma anche per trovare altri sbocchi in un momento in cui tra rinnovabili, crisi economica e rivoluzione dello shale gas in America, l’Europa
sembra avere meno bisogno di materia prima. Come noto, più di un terzo del metano che si consuma nell’Eurozona viene dalla Russia, con punte fino al 100 per cento nei paesi baltici, il 90 per cento della Bulgaria e l’80 di Slovacchia e Ungheria. 
Non è un caso se Bruxelles si è subito preoccupata di lanciare un messaggio al Cremlino. "La fornitura di gas all'Europa non deve essere interrotta, conto sulla Russia perchè mantenga i suoi impegni, è responsabilità di Gazprom assicurare le consegne di gas come stabilito dai contratti con le società Ue": così il presidente della Commissione Josè Barroso in una lettera a Vladimir Putin. Il presidente della Commissione ricorda anche a Putin che "la Ue si aspetta che la Russia attivi un sistema di allerta" che avverta con largo anticipo semmai le forniture dovessero subire interruzioni. "La Ue si aspetta che tutte le parti restino affidabili fornitori e partner di transito, perchè è anche nel loro interesse".
La firma dell'accordo arriva durante il secondo e ultimo giorno di permanenza in Cina del presidente russo, Vladimir Putin, che ieri ha firmato con il presidente cinese Xi Jinping altri 49 contratti di cooperazione bilaterale. Cooperazione e impegno ad aumentare gli scambi bilaterali, portandoli a cento miliardi di dollari entro la fine del 2015. Sono stati questi i temi principali del primo giorno di visita ufficiale in Cina di Vladimir Putin. Il presidente russo e' atterrato ieri mattina a Shanghai per prendere parte a un summit sulla sicurezza asiatica - la Conference on Interaction and Confidence Building Measures in Asia, o CICA - che si tiene nell'hub finanziario della Cina, ed e' stato a colloquio con il presidente cinese, Xi Jinping, che ha incontrato per la prima volta in Cina dall'insediamento dello stesso Xi, nel marzo dello scorso anno.
Con Xi, Putin cui ha discusso dei legami tra i due Paesi, entrambi membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e della volonta' manifestata da Putin di portare il volume degli scambi a cento miliardi di dollari entro la fine del prossimo anno, dai poco meno di novanta attuali. La Cina, che e' il primo partner commerciale di Mosca, prevede di raddoppiare questa cifra entro il 2020. I due presidenti hanno poi fatto da testimoni alla firma di "una serie di importanti accordi di cooperazione bilaterale" scriveva l'agenzia Xinhua, senza scendere nel dettaglio. Oltre alla forniture energetiche, i piu' importanti progetti congiunti che Mosca e Pechino intendono sviluppare nei prossimi anni, riguardano i campi del turismo, delle infrastrutture e della logistica.
Nello specifico, ricordava il quotidiano China Daily, l'accordo sulle infrastrutture prevede la realizzazione del primo ponte tra Russia e Cina, che attraversera' la Siberia orientale per arrivare nella provincia nord-orientale cinese dello Heilongjiang, e fungera' da corridoio per le esportazioni; l'accordo sul turismo, invece, e' indirizzato soprattutto alla costruzione di infrastrutture per i piu' anziani in entrambi i Paesi; l'accordo sulla logistica vede al centro gli investimenti nella divisione cinese del provider Global Logistic Properties.
Xi e Putin hanno poi parlato anche della crisi in Ucraina. I due presidenti hanno espresso "grave preoccupazione" per la crisi in corso nel Paese e hanno firmato un accordo per invitare alla moderazione ed evitare l'escalation del conflitto. Le risoluzioni politiche delle tensioni internazionali sono state al centro anche del colloquio tra il presidente cinese Xi Jinping e il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Cina e Russia sono, per motivi diversi, sotto i riflettori internazionali: la Russia, gia' sottoposta a una raffica di sanzioni dall'Unione Europea, per il ruolo nella crisi in Ucraina, e la Cina per le dispute di sovranita' territoriale nei mari che la bagnano, sia con alcuni Paesi del sud-est asiatico - in particolare Vietnam e Filippine - che con il Giappone per le Senkaku/Diaoyu, che sorgono a nord di Taiwan.
A sancire ulteriormente i rapporti tra Cina e Russia, ci saranno poi, a fine mese le esercitazioni navali congiunte, appuntamento annuale, che si terranno proprio nel Mare Cinese Orientale, secondo quanto annunciato il 30 aprile scorso dal Ministero della Difesa cinese, ma che non avranno come target le isole contese con Tokyo. Il rapporto con la Russia riveste una grande importanza per Xi Jinping, che aveva scelto Mosca, a marzo dello scorso anno, come destinazione di una visita ufficiale da presidente cinese, a pochi giorni dall'insediamento. In quell'occasione Pechino e Mosca avevano firmato l'accordo per una maxi-fornitura di greggio pari a 600mila barili al giorno per 25 anni, per un valore complessivo di 270 miliardi di dollari, con la possibilita' di arrivare fino a 900mila barili al giorno durante la durata del contratto.

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