mercoledì 21 maggio 2014

Il virus del morbillo batte il cancro


Distruggere il tumore utilizzando una dose massiccia di virus del morbillo, che riesce a infettare e uccidere le cellule cancerose, risparmiando i tessuti sani. I ricercatori statunitensi della Mayo Clinic di Rochester, in Minnesota, dopo aver effettuato un test due pazienti malate di mieloma multiplo. Una delle donne, pare essere in remissione completa da sei mesi.

Anche l’altra partecipante alla sperimentazione, una 65enne malata da sette anni già sottoposta a
vari trattamenti senza successo, ha beneficiato della cura, con una riduzione sia del tumore a livello del midollo osseo che delle proteine di mieloma. L’articolo che annuncia il successo è per ora comparso soltanto sulla rivista edita dallo stesso ospedale in cui lavorano i ricercatori, Mayo Clinic Procedeenigs , e non su una delle più importanti pubblicazioni scientifiche di rilievo internazionale.


Si e' trattato di un piccolo test che ha coinvolto solo due soggetti. Ma lo scienziato Stephen Russell, che ha coordinato questa piccola sperimentazione clinica, ha definito questi risultati preliminari come molto promettenti. "E' un punto di riferimento. Sapevamo da molto tempo - ha spiegato - che siamo in grado di inoculare un virus per via endovenosa e distruggere il cancro metastatico nei topi. Nessuno ha pero' dimostrato prima d'ora che si puo' fare anche nelle persone". I virus si legano alle cellule tumorali e le usano per replicarsi. Questo processo distrugge le cellule e il sistema immunitario dell'organismo attacca tutto quello che e' stato "contrassegnato" dal materiale virale. Questo nuovo test ha anche dato ai medici un punto di riferimento per la dose di virus necessaria per ridurre il cancro nei pazienti: 100 miliardi di unita' infettive anziche' delle 10mila unita' standard. Tuttavia, ci sono ancora diversi ostacoli da superare. Infatti, una volta che il sistema immunitario ha esperienza nel combattere un virus, non e' efficace una seconda volta. Il corpo attacca prima che possa cominciare a infettare le cellule tumorali. I medici dovranno fare anche piu' test su un numero maggiore di pazienti. Entro settembre la sperimentazione dovrebbe allargarsi.


Gli esperti italiani: Buona notizia, ma non creiamo illusioni

"La Mayo Clinic è un’istituzione seria e competente sulla patologia, gli autori dello studio sono a buon livello e i risultati dello studio clinico incoraggianti, seppure solo di fase uno - commenta Fabio Ciceri, direttore di Ematoncologia e trapianto di midollo al San Raffaele di Milano -. Certo bisogna attendere le necessarie conferme, perché due soli casi sono pochi e pubblicare sul giornale della propria istituzione è un po’ troppo autoreferenziale". Dello stesso parere è Fabrizio Pane, presidente della Società Italiana di Ematologia e Direttore dell’ Ematologia e Trapianti di Midollo all’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli: «Onde evitare di creare false speranze e creare troppe aspettative è bene essere chiari: presso la Mayo Clinic è in corso una sperimentazione di fase uno che utilizza dosi elevate di un virus del morbillo attenuato come cura contro il mieloma. Si è osservato che questo virus riconosce un recettore espresso sulle cellule del mieloma, il CD46, e entrando nelle cellule ne determina la lisi (demolizione, ndr). Utilizzando dosi elevate del virus, si può determinare una lisi selettiva della massa neoplastica. Ci sono ovviamente ancora aperti molti problemi - continua Pane -: bisogna valutare la sicurezza della procedura, capire fino a che punto la terapia sia efficiente (l’espressione del CD46 può essere un punto critico, visto che in un numero significativo di casi è bassa) e poi restano da valutare le eventuali possibili “interferenze” delle vaccinazioni effettuate dal paziente in età pediatrica». Nella loro pubblicazione, del resto, sono gli autori stessi dello studio che dichiarano di avere selezionato queste due pazienti perché non avevano avuto il morbillo in precedenza e dunque avevano minori anticorpi verso il virus.
La viroterapia, ovvero la tecnica che utilizza l’abilità o la proprietà dei virus di trovare e distruggere le cellule tumorali maligne senza danneggiare quelle sane, ha una storia che nasce intorno agli anni Cinquanta. Nella speranza di trovare una strategia anticancro efficace e di «sollecitare» o rafforzare i meccanismi di difesa del sistema immunitario, migliaia di pazienti sono stati trattati con virus oncolitici (elaborati in laboratorio) derivanti da molte famiglie differenti, da quella degli Herpes, alla varicella, ai più comuni virus influenzali. Ma questa sarebbe la prima volta, secondo i ricercatori americani, in cui si arriva a dimostrare che una paziente con un tumore disseminato in tutto l’organismo ha una remissione completa della malattia grazie al trattamento potenziato di un virus. Certo ci sono buone speranze, ma è purtroppo presto per cantare vittoria perché i tempi della ricerca scientifica, si sa, sono lunghi e le fasi di sperimentazione per essere certi che una cura funzioni sono tre. Per ora è stata superata la prima.

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